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Immergersi in un mare di inglese

Innanzitutto sappiate che sono una studentessa delle classi serali che ha frequentato il cosiddetto “B2 First”, uno dei corsi che ogni anno i docenti programmano per preparare gli studenti a sostenere gli esami Cambridge Certificate. Questo è il motivo che mi ha portato a incontrare la Prof.ssa Laura Ridolfi, insegnante di inglese che è anche una delle vicepresidi dell’ITT Allievi-Sangallo. Non posso nascondere che parole come “professore” e “vice preside” fossero le peggiori da combinare con il mio dubbio amletico: “Devo parlare o no? Sarò abbastanza forte da sentire la mia voce affievolirsi prima di iniziare a parlare?”

Volete sapere perché ero così perplessa e insicura?

Controllo, potere e giudizio erano le parole più terribili che avevano avuto una cattiva influenza in passato. Quando ero adolescente l’apprendimento delle lingue si basava su questa triade – controllo, potere e giudizio – ed è per questo che parlare ad alta voce era una continua valutazione degli errori. Iniziavo una frase, poi venivo interrotta a metà da un insegnante che non mi lasciava finire i miei pensieri. Certo, il vecchio sistema sapeva esaminare: “Carmen, devi studiare di più, lo so che non studi!” Questo tipo di sentimenti mi ha condannato, puntandomi quel dito contro, dichiarandomi colpevole, senza darmi la possibilità di imparare dai miei errori e crescere. Sono stato completamente immersa in questo modo di apprendere le lingue per anni. Era come navigare in un labirinto di parole ed espressioni, decifrate automaticamente da un computer. Mi sentivo come se avessi commesso un crimine senza prove, sopraffatta dalla confusione, dall’incomprensione e dalla rabbia. Ero arrabbiata, non solo con l’inglese, ma anche con me stessa, logorata da quella terribile sensazione di non poter imparare assolutamente nulla. Il dubbio aveva preso il potere su di me mentre lottavo per trovare le parole giuste in questo arduo viaggio linguistico. La maggior parte delle nostre lezioni erano basate su tonnellate di esercizi di grammatica, conversazioni a senso unico, ripetizioni a memoria delle parole di qualcun altro senza riguardo per ciò che rappresenta questa bellissima lingua: il modo migliore per comunicare con tutti in tutto il mondo. Era una conoscenza utopica, che veniva data solo ai “migliori in inglese”, escludendo i peggiori, e in questa sorta di dicotomia dovevi districare i nodi da solo e pregare di non stancarti di sperare in un futuro migliore.

Oggi, da adulta e da studente, ho fortunatamente sperimentato e assistito ad un altro modo di imparare l’inglese. Non era quello a cui ero preparata, non era una serie di esercizi grammaticali prescritti in cui avrei potuto colmare la lacuna o dozzine di libri di testo eccezionali su cui avrei potuto lavorare. “Parlare, ascoltare, rispondere, comunicare” sono state parole che gradualmente hanno iniziato ad assumere un valore molto importante, un approccio completamente nuovo in cui tutti noi potessimo imparare dagli errori senza giudicare nessuno. Questo tipo di attenzione che la Prof.ssa Laura Ridolfi riserva ai suoi studenti, è qualcosa di nuovo ed eccezionale: li fa sentire a proprio agio, perché non c’è nessun additamento su di te, c’è solo un focus sulle abilità che puoi acquisire parlando. Ascoltare gli altri studenti parlare in conversazioni spontanee, ci ha insegnato che l’opinione di tutti è importante e quando qualcuno non parlava, l’insegnante lo aiutava ad esprimersi, tirando fuori il meglio di ciò che lo studente pensava in quel momento. Tutti sapevano come spiegarsi in inglese, e parole come “non lo so” erano fuori discussione!

Anche se l’inglese è pieno di sfumature ed eccezioni grammaticali, tutti siamo riusciti ad imparare un ottimo livello senza essere assillati da esercizi accatastati uno sopra l’altro per farci fare bella figura davanti agli altri. Sembravamo bravi a esercitarci, ma la cosa più importante era che potevamo imparare gli uni dagli altri, scoprendo parole che non avevamo mai sentito prima. I miei compagni mi hanno insegnato il loro slang giovanile (mi sono sentita più giovane quando ho capito il significato della parola “cringe”!) ed eravamo tutti unici e reattivi. Nonostante la nostra esitazione, abbiamo acquisito una sorta di coraggio inespresso che siamo riusciti a cogliere dagli occhi della nostra insegnante.

Se vuoi nuotare nell’affascinante mare della lingua inglese, non dimenticare che la comunicazione stessa è un’immersione linguistica, ed essere socievoli e gentili gli uni con gli altri è ciò che il nostro patrimonio culturale ci offre come prerequisito per imparare a parlare con gli sconosciuti, i diversi da noi linguisticamente. Per questo motivo, ecco il mio consiglio a voi, studenti di lingue timidi ed esitanti: non smettete mai di chiacchierare, sia che stiate frequentando una lezione o semplicemente attraversando i corridoi della scuola, non smettete mai di sorridere agli altri cercando di capire quello che dicono, non smettete mai di essere curiosi e desiderosi di imparare cose nuove, e soprattutto non badate agli eventuali errori: non interessano a nessuno!

Di: Carmen Heisu 5SMSI – A.S. 2023/2024

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