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NEL LOOP DI “RUSSIAN DOLL”

Tutti conosciamo quel luogo comune cinematografico in cui il protagonista è costretto a rivivere lo stesso giorno ancora e ancora. Lo abbiamo vissuto nel teen drama “Prima di Domani” (2017), ne siamo stati terrorizzati nel thriller “Auguri per la tua morte” (2017), e ci ha perfino divertito in “Se ci conoscessimo oggi” (2018).

Tuttavia, “Russian Doll”, serie statunitense distribuita dal colosso dello streaming Netflix nel Febbraio del 2019, si distingue da tutti i titoli citati: è l’unico in cui non si riesce bene a capire perché alla protagonista sia toccato questo bizzarro destino.

Non è perseguitata da alcun killer, non deve imparare alcuna lezione, non ha il desiderio di conquistare nessun uomo in particolare… Semplicemente, è condannata a morire in modi comici e grotteschi durante la sua trentaseiesima festa di compleanno.

La serie nasce dalla mente di Natasha Lyonne, che precedentemente abbiamo visto vestire i panni della sarcastica Nicky nella celeberrima “Orange is the New Black”.

La protagonista, Nadia, interpretata dalla stessa Lyonne, conserva parecchi dei tratti caratteristici di Nicky: un senso dell’umorismo estremamente pungente, un evidente problema con le relazioni umane e una altrettanto evidente dipendenza dalle sostanze stupefacenti.

Per questo motivo, lo show riesce a trovare quell’equilibrio perfetto tra comedy e tematiche forti: si parla di traumi e abusi genitoriali, di disturbo ossessivo-compulsivo, di famiglie disfunzionali, ma non si soffre mai la pesantezza di argomenti di questo calibro. La sceneggiatura è infatti veloce e tiene alta l’attenzione dello spettatore, nonostante riesca anche a delineare personaggi poliedrici, a tutto tondo, introspettivi; la protagonista è allo stesso tempo tanto caricaturale quanto umana.

“Russian Doll” è una di quelle serie da vedere tutta d’un fiato senza sapere nulla in anticipo. E la potremmo definire un film un po’ più lungo del normale: gli 8 episodi che la compongono, infatti, sono ognuno di una durata di 30 minuti circa.

Ma ciò non ci impedisce di immergerci completamente nella New York notturna nella quale Nadia è costretta a girovagare e di affezionarci ai paradossali individui che si trovano sul suo cammino. È confortante, ogni tanto, trovare degli show con personaggi umani, imperfetti, esteticamente nella norma e difettosi quanto noi. In questo esercito di volti normali, in cui Nadia è costretta a imbattersi fino allo stremo, potrebbe essercene uno che condivide il suo stesso, bizzarro destino…

Di: Cosma Indicopleuste

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