La passione per il judo come scelta di vita

Come inviata del giornalino ho intervistato l’atleta Gianluca Picchi dell’associazione sportiva “I Poeti del Judo” e un suo compagno di squadra che da poco è anche allenatore, Marco Manganelli. Questo è ciò che mi hanno detto durante il nostro colloquio.

Gianluca Picchi (campione di judo)

Ciao Gianluca. Per rompere il ghiaccio, dicci qualcosa di te.

Nella vita mi alleno, studio e lavoro. Ho iniziato a praticare judo all’età di tre anni provandolo all’asilo come alternativa alla ginnastica.

Qual è stato l’evento più importante, nel judo, per te? 

L’evento più importante è stata la prima medaglia a un campionato italiano, e fu importante perché mi ha regalato un sacco di emozioni

Hai partecipato a molte competizioni, soprattutto a livello europeo, cosa ci puoi raccontare? 

Le ultime competizioni a cui ho partecipato sono l’European Cup di Genova e di Porec che hanno richiesto molto lavoro. Nell’ European Cup di Genova mi sono classificato bene purtroppo a Porec non è andata altrettanto bene.

All’europeo di Genova sei riuscito ad arrivare in cima al podio, com’è stato? 

Vincere l’ European CUP di Genova è stata un’emozione grandissima perché i miei genitori e i parenti erano a casa a vedermi e sono rimasti contentissimi quando sono arrivato alla medaglia d’oro.

Invece l’europeo di Porec non è andato come speravi, come hai affrontato questa delusione?

Purtroppo nell’ European Cup di Porec non è andata come volevo, ma sicuramente sarà una spinta per migliorare 

Il tuo percorso è molto lungo e speriamo continui, ma non hai mai pensato di lasciare questo sport? 

Non ho mai pensato di lasciare questo sport perché mi hai sempre divertito e riesco a combinare bene il judo con lo studio e portare avanti tutto 

La famiglia ti supporta in questo percorso che sembra avere importanti risultati? 

La mia famiglia è contentissima dei miei risultati e sperano sempre in grande per me perché sanno che ce la posso fare.

Marco Manganelli (allenatore) 

Ciao Marco, sei un allievo e da poco un allenatore de’ “I Poeti del Judo”; hai svolto un lungo percorso con questa squadra, puoi raccontarci un po’ di te e del tuo ruolo nella palestra? 

Ciao a tutti, sono Marco Manganelli, ho 28 anni, lavoro in un’azienda agricola e tutte le sere vado ad allenarmi nella palestra “I Poeti del Judo”, con quelli che per me sono come una seconda famiglia. Sono il più anziano del gruppo degli agonisti, ma più che anziano direi saggio, perché stando in mezzo ai compagni di squadra più giovani rimango più “fresco” anche io e comunque se mi metto a confronto con quelli della mia età io proprio non mi ci sento noioso come la maggior parte di loro! Per questo motivo mi hanno eletto “Capitano” dei Poeti ed è un ruolo che mi piace, accetto di gusto e che mi spinge a fare sempre del mio meglio. Ho fatto il corso di primo livello di allenatore proprio per ufficializzare il fatto che quando posso, ogni tanto, ho cominciato ad accompagnare i ragazzi in gara e li seguo come tecnico. Altre volte, quando in palestra c’è bisogno, mi occupo io dell’allenamento dopo essermi confrontato con il tecnico ufficiale.

In generale il livello dei vostri atleti è molto alto, ma nelle ultime attività svolte si sono distinti Alessandro Bicorgni, che è partito per effettuare una serie di allenamenti in Giappone e Gianluca Picchi, che ha effettuato molte competizioni a livello europeo. Cosa ci puoi dire di loro e del loro percorso anche in veste di allenatore? 

“Alino” e “Picchio”, noi li chiamiamo così, sono due prodigi e non esagero descrivendoli così; vi spiego perché: entrambi hanno abbracciato il judo e ne hanno fatto il loro obiettivo di vita. Non è facile alla loro età fare una scelta del genere e dedicarsi tutti i giorni al raggiungimento di un sogno, un sogno costoso perché le gare costano, infatti entrambi lavorano per poter aiutare i loro genitori nelle spese che affrontano per permettergli di inseguire il loro obiettivo. Gianluca è di San Sepolcro e si è trasferito a Perugia e praticamente vive da solo e si autogestisce… Io alla loro età non avrei saputo nemmeno da dove iniziare. Alino spesso prende e parte per andarsi ad allenare e sfidare atleti più forti e migliorare sempre di più: è stato da poco in Giappone, la patria del judo! Io non posso che stimarli per quello che fanno e dirvi che per me sono d’ispirazione e che sarò sempre dalla loro parte perché nel loro sogno ci credo anche io… anzi… ci crediamo tutti! Qualche risultato buono è già arrivato, ma so che loro vogliono di più e tutto il lavoro che fanno sono sicuro che li porterà dove vogliono andare! Intanto il judo già li sta formando come persone che non mollano, dei lottatori, dei judoka… insomma dei moderni samurai!

Perché nonostante tu abbia un altro lavoro hai deciso di allenare? 

Il judo, lo sport e in generale ogni cosa acquista valore quando è condivisa. Allenare significa trasmettere quello che sai sperando che qualcuno possa superarti e diventare più bravo di te e a sua volta possa avere il desiderio di insegnare quello che sa a qualcun altro. È così che il mondo può diventare un posto migliore.

Da ciò che hai detto prima abbiamo capito che hai a che fare con il judo da molti anni: come hai iniziatato, come ti sei appassionato a questi sport? E com’è stato il tuo percorso? 

Ho iniziato a praticare judo da piccolissimo, facevo l’ultimo anno della scuola materna e l’ho sempre fatto fino al terzo superiore. Quell’anno ho smesso, poi ho iniziato di nuovo e ho continuato fino a quando sono andato a fare l’Università a Firenze. Lì ho smesso, mi sono allenato per un breve periodo al terzo anno della triennale, ma essendo poco allenato, sono caduto male e mi sono infortunato alla clavicola. In quei 3 anni ho capito che il judo è parte di me e che ho fatto un grosso errore ad abbandonarlo per tutto quel tempo. Da quando sono tornato a Perugia mi alleno tutti i giorni. Per un periodo, quando ero più libero con il lavoro, mi sono allenato anche due volte al giorno, insomma come fanno gli atleti professionisti, come stanno facendo Alino e Picchio, per mettermi alla prova e vedere dove riesco ad arrivare! Per ora ho fatto due terzi posti alla coppa Italia A2, qualche quinto posto a qualche grand Prix e prima di andare a Firenze ho conquistato il terzo posto ai campionati universitari perché il primo anno di Università l’ho fatto a Perugia. Ovviamente non ne ho avuto abbastanza e voglio togliermi ancora qualche soddisfazione.

Sei un new entry nel mondo degli allenatori: qual è il messaggio che ritieni importante da trasmettere alle persone che alleni e che allenerai? 

Quello che cerco di insegnargli è che l’unica cosa che conta è: mai mollare! Alla fine vince chi sa incassare le sconfitte e chi continua a lavorare cercando di migliorarsi ogni giorno un pochino di più… in giapponese kaizen significa ogni giorno l’ 1% meglio.

Monica Cherubini – 5ABS

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