Siamo giunti alla fine… o è solo l’inizio di una nuova era?
Queste sono state le parole pronunciate durante l’ultima mobilità, con una nota di malinconia che ha segnato la conclusione definitiva di questo progetto.
Sono qui oggi per raccontarvi qualcosa che va oltre le competenze digitali: un’esperienza di vita. Un percorso nel quale, insieme ai vari team, siamo riusciti a instaurare rapporti solidi e autentici.
I nostri occhi si sono incrociati con i loro, abbiamo condiviso storie, emozioni, fragilità. Ci siamo messi a nudo, trovando forza l’uno nell’altro. Con l’Erasmus KA210 DigiTale of Life siamo usciti dalla nostra zona di comfort: ci siamo messi davanti alle telecamere, abbiamo parlato di fronte a persone mai viste prima, comunicando senza dover indossare maschere. Per la prima volta posso dire di essere felice di essere stato me stesso, libero da ogni filtro, in contrasto con ciò che diceva Franz Kafka:
“Mi sono vergognato di me stesso quando ho capito che la vita è una festa in maschera, e io avevo partecipato con la mia vera faccia.”
Credo che, questa volta, le nostre maschere siano cadute davvero.
Perché si può fingere per ore, ma non per giorni.

Ognuno di noi si è liberato di ciò che aveva dentro, trovando fiducia nell’altro, anche se appartenente a una cultura o a una nazione diversa dalla propria. Questo è il vero potere dell’Erasmus: dialogare, aprirsi, ascoltare e non fingere.
Dal 6 al 12 aprile 2025 si è svolta a Bitola, in Nord Macedonia, l’ultima mobilità del progetto Erasmus KA210 DigiTale of Life, che ha visto riunirsi i team di Italia, Turchia e Nord Macedonia.
Il tema centrale di questa mobilità è stato il Digital Gender gap e l’esplorazione di varie aree delle Digicomp 2.2 tra cui: Information and Data Literacy, Digital Content Creation, Safety, Communication and Collaboration, Problem Solving. In particolare, in quest’ultima fase del progetto, ci siamo concentrati sul rapporto tra identità digitale e sicurezza online. Abbiamo riflettuto su come l’identità digitale si intrecci con la vita reale, e su quanto essa influisca sulla società.
Ci siamo chiesti: “Cambia con le nostre esigenze? O siamo noi a modificarla secondo le nostre scelte?”.
Durante le giornate di lavoro, abbiamo affrontato più volte il tema della sicurezza digitale, approfondendo fenomeni come phishing, furto d’identità e cyberbullismo.
Ogni giorno ci troviamo di fronte a questi rischi, e spesso non ci fermiamo a riflettere.
Accettiamo tutto ciò che ci viene proposto dal web, come se fosse automaticamente vero solo perché “lo dice Google” o “lo ha detto l’intelligenza artificiale”.
Così facendo, ci esponiamo a una catena infinita di pericoli. È fondamentale imparare a essere più critici, a non diffondere contenuti solo perché “sono su internet”, evitando falsi allarmismi che possono, in alcuni casi, mettere a rischio persino la vita altrui.
In un’epoca come questa, è essenziale comprendere i meccanismi che ci circondano e sviluppare strategie per non lasciarsi dominare dalla tecnologia. Tutto sta cambiando, e forse ci sta anche sfuggendo di mano; questo progetto ci ha dato i primi strumenti per capirlo. Viviamo nell’era dell’immediatezza: bella sì, ma anche molto pericolosa.
Verso la metà della settimana, ci siamo dedicati a un altro tema importante: il digital gender gap, analizzandone le cause e cercando insieme strategie per costruire una società più equa.
Abbiamo ascoltato la testimonianza toccante di una giovane ragazza che ha avuto il coraggio di uscire dagli schemi imposti dalla sua società. Ha abbandonato gli studi di economia per seguire il suo sogno: diventare ingegnera.

Una scelta controcorrente, resa possibile grazie alla sua forza di volontà e al sostegno dei suoi genitori, che hanno creduto in lei più che nelle convenzioni sociali.
Il digital gender gap potrà mai essere colmato?
La risposta dovrebbe essere: sì.
Tutto è possibile, se siamo disposti ad accettare il cambiamento. Ma per farlo davvero, dobbiamo agire sulla cultura e sulla scuola.
Durante questa settimana non sono mancati momenti di svago e scoperta, per conoscere da vicino questa affascinante nazione.
Abbiamo viaggiato per ore tra curve e salite per visitare luoghi mozzafiato come il lago di Ohrid, uno dei laghi più grandi dei Balcani, dove dall’altra sponda, si intravedeva un’altra piccola nazione, l’Albania.
Siamo entrati in contatto con la storia della regione visitando Heraclea, la prima città macedone, con la sua antica agorà e le strutture tipiche dell’epoca. Per respirare un’aria diversa, abbiamo visitato Skopje, la capitale, una città in continuo sviluppo, ricca di culture e etnie diverse: macedone, albanese, turca e molte altre.
Abbiamo visto la casa memoriale di Madre Teresa, il vecchio Bazar, numerose statue, tra cui quella del Guerriero a cavallo, uno dei simboli della città. Osservando e ascoltando, siamo riusciti a entrare in contatto con le loro abitudini, i loro codici, anche scolastici.
A scuola, ad esempio, è in vigore un rigido dress code: i divieti sono affissi in ogni aula e vengono rispettati senza eccezioni.
Questi due anni, che all’apparenza sembravano lunghi, sono volati via in un attimo, come un battito di ciglia.
L’Erasmus mi ha permesso di conoscere, di aprire lo sguardo, perché là fuori c’è un mondo da scoprire.
Entrare in contatto con persone nuove mi ha aiutato a uscire da me stesso, ad abbandonare l’ombra della zona di comfort per raccontare agli altri cosa c’è oltre Terni, cosa c’è oltre l’Italia.
Sono arrivato alla fine di queste pagine, e alla fine di questa esperienza, con una nota malinconica… ma anche con speranza nel cuore, con fiducia nel futuro, e con la voglia di continuare a camminare, senza fermarmi mai davanti a ciò che può sembrare più grande di me.
Grazie, DigiTale of Life, per avermi concesso questa fortuna.

Klevin Kasmi – 5ACEC