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I vantaggi della sventura

Penso che a sedici anni sia presto per fare bilanci, ma per me non è così…


Sono nato e cresciuto in un piccolo paese nel quale c’erano sempre le solite persone, le solite facce
sempre più invecchiate, le solite mura, le solite giornate trascinate a giocare a carte o a guardie e ladri.


Forse la vita ha preso un’altra piega quando mi sono trasferito, ma non in meglio: ho cominciato a non
sopportare più le persone e a chiudermi in un guscio che si solidificava con il passare del tempo.
Anno 2020: il periodo più odioso per chiunque, ma non per me… è stato uno di quegli anni in cui ci sono
stati più cambiamenti, in pochi mesi ho capito molte cose.


L’inizio del lockdown mi ha dato l’input per migliorare le cose e fare ciò che volevo veramente.
Grazie alla didattica a distanza ho capito veramente le difficoltà della mia famiglia: mi sono ritrovato con
un vecchio Galaxy J3 a fare la DaD, mentre gli altri avevano computer nuovi, Ipad, monitor, stampanti e
altre tecnologie… ho capito non solo l’importanza della scuola e dello studio, ho sentito che quel banco e
quella sedia che avevo lasciato a scuola erano oro!


Col passare dei giorni ho capito che i libri erano i miei veri amici, la mia salvezza, mentre quelli in carne
e ossa erano svaniti nella nebbia delle telecamere.
La telecamera era diventata il mezzo più discusso, le persone non la volevano aprire con la scusa della
privacy: assurdo! Due giorni prima la utilizzavano per le foto da postare, ora non la potevano utilizzare
per “privacy”?!


Mi sono reso conto delle assurdità che compie l’essere umano, di come ti usino alcune persone e di altri
mille aspetti che durante la normale vita frenetica non vedevo. È stato un lungo momento di
raccoglimento per me ed ha prodotto molti cambiamenti.
Grazie a quei tre mesi di chiusura, mi sono liberato di uno sport inutile, il calcio. Mi sono reso conto che
avevo tentato di legare con dei compagni, compagni di squadra, in teoria, ma che si sono dimostrati bimbi viziati che volevano le scarpe alla moda con il calzino abbinato, ma non andavano oltre la profondità di una pozzanghera, ragazzi che ti prendevano in giro appena uscito dallo spogliatoio, ragazzi che giocavano le partite il sabato solo con lo zampino dei genitori, ragazzi dediti solo all’apparenza.

Dopo questa scelta sono rinato, nonostante il male subìto mi abbia lasciato strascichi e ferite che ancora
non cicatrizzano.

In questi tre mesi ho capito il valore della famiglia, ora capisco che avere una mamma, un papà, un
fratello o una sorella non è poi così scontato. Ho ristabilito un ordine delle mie priorità ed eliminato tutti i
personaggi secondari e le comparse dalla mia vita. Voglio solo protagonisti intorno a me e voglio
ricordarmi che il regista della mia vita SONO IO!!!

Di: Klevin Kasmi – 3AC

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